Non è facile trovare le ragioni effettive che dovrebbero indurci ad accedere ai fondi del MES pari a circa 36 miliardi di euro (il 2% del Pil), messi a disposizione dall’Unione europea nell’ambito del “Pandemic Crisis Support” [1], o a privilegiare altri strumenti di finanziamento per far fronte alle spese e agli investimenti necessari ad uscire nel più breve tempo possibile dalla crisi economica generata dalla pandemia Covid-19. Crisi che tutte le analisi già pubblicate – dalla Banca d’Italia alla BCE, dalla Commissione Ue al FMI – non hanno esitato a definire come la peggiore dal dopoguerra e seconda solo a quella del 1929.
La difficoltà è determinata sia dal contorsionismo tecnico che caratterizza la normativa sul MES, sia dai contenuti del dibattito politico e da quello che coinvolge persino una parte degli economisti.
[1] Piano concordato nella riunione dell’Eurogruppo del 9.4.2020.
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